Ieri ho appreso da L’Eco di Bergamo della dipartita di Mario Scalisi, insegnante, amministratore e politico ben noto nella Valle Imagna degli anni Ottanta. Mi hanno mostrato il necrologio pubblicato sul giornale proprio quando stavo riflettendo, con la penna in mano, sulla necessità di ritornare a pensare alla grande, per sognare, mettere a fuoco e cercare di costruire ciò che si desidera, senza limiti pregiudiziali, con creatività e in positivo, in vista di disegnare sul territorio azioni concrete di sviluppo destinate a formulare nuove prospettive, come il progetto di collegamento viario intervallare passando attraverso il valico della Costa del Palio.
Mentre quelle riflessioni sono confluite nel post pubblicato nemmeno ventiquattro ore fa, ora, sempre con la penna in mano, ricordo con piacere la figura di Mario Scalisi e ritorno sull’argomento, perché penso che, proprio attorno alla filosofia del “pensare alla grande”, sia stata ispirata la sua vita pubblica. L’ho conosciuto verso la fine degli anni Ottanta, all’inizio della mia attività in valle, e ho percorso con lui un tratto di strada, accomunato dal medesimo impegno nella pubblica amministrazione locale; poi, dal secondo lustro del nuovo millennio, l’ho perso di vista, pur mantenendo un contatto attraverso le moderne applicazioni informatiche disponibili sui cellulari. Non sempre i nostri pensieri convergevano, anzi molte volte, pure sui banchi della Comunità Montana, sedevamo su posizioni opposte, quando l’Assemblea era composta da quasi sessanta persone, delegate dai Consigli comunali dei molti Comuni del circondario; un vero crogiuolo nel quale si riversavano idee, progetti, pensieri, esperienze anche diverse, posizioni e contrapposizioni a volte assai distanti.
Quando una persona, dopo tanto impegno, esaurisce anche l’ultimo soffio vitale e passa all’altra sponda, coloro che rimangono da questa parte sviluppano reazioni di riverenza e di acquiescenza, in forza di una morale condivisa. È la pietas, un sentimento che induce accettazione e rispetto della medesima condizione umana che accomuna la nostra esistenza. Nei confronti di Mario Scalisi mi sento però di andare oltre, per affermare anche un manifesto tributo dettato dal riconoscimento di meriti effettivi per le numerose cariche pubbliche assunte all’interno delle pubbliche istituzioni del comprensorio. Egli ha contribuito, assieme ad altri amici, a scrivere alcune pagine importanti di storia recente della valle, un territorio concepito nella sua dimensione unitaria, per il quale, proprio negli anni Ottanta e Novanta, era stata costruita una precisa “visione”, avviando un processo di modernizzazione delle infrastrutture e dei servizi, in linea con le attese della popolazione.
Quella classe politica ha saputo sviluppare un “pensiero alla grande” - condivisibile o meno, d’accordo - ma ampiamente documentato da fatti e circostanze specifiche. Proprio in quegli anni sono nati il Sistema Bibliotecario di Valle (di cui Scalisi ha ricoperto anche la carica di Presidente), per coordinare e promuovere l’apertura di una biblioteca in tutti i Comuni, e il Consorzio Idrico Valle Imagna (di cui pure il Nostro è stato attivo propulsore e Presidente), in vista di affrontare e risolvere la grave disorganizzazione e frammentazione dei servizi di captazione e distribuzione in tutti i Comuni della risorsa idropotabile. Sono stati gli anni in cui la Comunità Montana ha segnato alcune tappe fondamentali per il governo e lo sviluppo dei nostri territori, introducendo alcuni servizi insostituibili: ricordo il progetto consortile di informatizzazione di tutti i Comuni, il collettamento e la depurazione consortile delle acque, la metanizzazione di gran parte delle contrade pure dell’Alta Valle Imagna, la costituzione dei primi servizi sociali consortili,… ecc.
Ciascuna di queste iniziative ha rappresentato il punto più elevato di una profonda e articolata dialettica tra le parti, nella quale Scalisi sapeva magistralmente navigare con argomentazioni forbite e una logica serrata, contrassegnata anche fisicamente dalle diverse posizioni assunte dai gruppi di maggioranza e di minoranza all’interno degli organi assembleari e decisionali. Un contesto ricco di contraddizioni e cosparso di difficoltà, ma, tutto sommato, rivelatosi assai proficuo.
È stato un periodo florido e intenso, nel quale la Comunità Montana ha saputo esercitare un ruolo-guida nel generare una strategia comune per il futuro del comprensorio. Poi, in pochi anni, con la crisi della Prima Repubblica, anche il quadro politico-amministrativo della valle si è frammentato e quella visione unitaria di “comunità montana”, per la quale Scalisi e altri amministratori locali avevano tanto operato, si è gradualmente offuscata ed è venuta meno, sostituita da una miriade di piccole rivendicazioni locali fuori controllo.
Oggi, nel giorno del suo funerale, lascio affiorare questa manciata di brevi riflessioni e consegno al semplice inchiostro il mio sentimento, e quello di altri amici, di vicinanza alla famiglia Scalisi e di gratitudine nei confronti del Professore per la sua testimonianza di impegno pubblico e, in modo particolare, per aver creduto e cercato di dare forma alle varie espressioni dell’identità valdimagnina.
Adieu, monsieur le professeur!
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