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PICCOLE-GRANDI STORIE DELLA CHIESA DI BERGAMO. IN ARRIVO LA NUOVA OPERA MONUMENTALE DI MONSIGNOR ERMENEGILDO CAMOZZI

 

Mons. Ermenegildo Camozzi (a sinistra) con le bozze definitive della sua nuova opera in tre tomi. 

I nostri appuntamenti sono sempre stati lì, nella chiesa a unica navata della Madonna della Gamba, a Desenzano sul Serio, nel Comune di Albino, poco distante dall’abitazione privata di monsignor Ermenegildo Camozzi. Non sono stati incontri a cadenza regolare, ma ogni qualvolta c’era la necessità di revisionare bozze, scambiare documenti, valutare i diversi aspetti della ricerca, soprattutto in relazione alla definizione del suo migliore “vestito” editoriale, bastava una semplice telefonata per stabilire giorno e ora del ritrovo. Per oltre due anni la maestosa torre campanaria annessa al santuario ha vigilato sui nostri incontri, scandendo i tempi della mia permanenza nei pressi di quel luogo sacro. Don Gildo era sempre lì che mi aspettava, non si è mai fatto attendere una volta. Sapevo di trovarlo seduto in meditazione in uno degli ultimi banchi, in fondo alla bella chiesa barocca che conserva e continua a trasmettere alle nuove generazione il mistero di Venturina, la giovanetta miracolosamente guarita nel 1440 da una grave infezione alla gamba a seguito dell’apparizione della Madonna. Appoggiato al banco, lì appresso e sempre a portata di mano, come si conviene a un compagno fedele, il bastone sorregge e rinfranca l’anziano prelato nel suo spostamento dalla chiesa alla casa del parroco, situata accanto alla cancelleria del santuario, oltre il sagrato, oppure al barettino poco distante, dove di norma hanno avuto luogo i nostri incontri: davanti a noi, disposti sul tavolo, ogni volta si presentavano centinaia di fogli intrisi di inchiostro, posti al centro delle nostre argomentazioni per convenire correzioni, aggiunte, cancellazioni ai testi definitivi del nuovo libro ormai prossimo alla stampa.


È un’altra opera monumentale, quella messa in campo dal noto studioso di storia sociale ed economica della Chiesa di Bergamo: in circa millecinquecento pagine
Don Gildo ha raccolto una voluminosa antologia di testimonianze documentali della vita quotidiana delle diverse comunità parrocchiali bergamasche nel periodo intercorrente dal 1850 al 1922. Centinaia di pagine descrittive di fatti e azioni quotidiane riflettono visibilmente attese, speranze, tante difficoltà delle popolazioni rurali, nel continuo confronto con le rispettive autorità religiose, costituitesi nei secoli scorsi attorno alla chiesa e alla torre campanaria. Il curatore ha meticolosamente trascritto, riassunto, commentato e postillato un’incredibile mole di istanze che, dalla periferia della Chiesa alessandrina, per il tramite dell’autorità vescovile locale, giungevano sino a Roma, munite del parere dell’Ordinario diocesano o di un suo delegato, in vista di ottenere il placet definitivo da parte della Congregazione del Concilio. Diversi gli argomenti affrontati: dalla vita disciplinare ed economica del clero e dei canonici all’osservanza dei precetti della vita cristiana, dall’adempimento dei Legati pii alla vita delle cappellanie, dagli stipendi delle messe ai beni ricevuti in eredità; ma poi vengono considerati anche altri aspetti connessi all’acquisizione degli immobili usurpati dal governo, all’istituzione di nuove parrocchie, alle opere di costruzione e restauro di chiese e di edifici parrocchiali, alla dispensa dalle varie leggi canoniche, alla provvista dei benefici, sino alla dispensa dalle irregolarità per i candidati agli Ordini sacri.

Ora, dopo tanto silenzioso e invisibile lavoro durato molti anni, di ricerca innanzitutto, poi per la finalizzazione e la messa a punto di una soluzione editoriale, anche quest’altro studio sta per essere consegnato alle stampe e vedrà probabilmente la luce nelle prossime settimane. Ospiti per l’ennesima volta nell’ufficio del parroco, solo pochi giorni fa Don Gildo ha definitivamente licenziato l’opera, dopo aver verificato anche gli indici. In tale circostanza i suoi occhi azzurri riflettevano la soddisfazione interiore di aver reso un altro importante servizio di riconoscenza e di identità alla sua Chiesa, nonostante alcuni dubbi riguardanti la buona accoglienza di tanta meticolosa e preziosa indagine. Quest’opera – afferma Don Gildo – gronda di sacrifici e di speranze, espressioni soprattutto delle comunità periferiche e dei rispettivi prelati, gran parte dei quali vissuti in povertà e solitudine, e di un’infinità di piccole-grandi azioni quotidiane, le quali hanno fatto grande la Chiesa di Bergamo e costituiscono monito ed esempio per le generazioni di parroci e parrocchiani presenti e future: anche per questo motivo – conclude il noto studioso – non dovrebbe mancare in ogni parrocchia.

Ci siamo congedati, come sempre, con un sorriso e, nonostante le preoccupanti difficoltà finanziarie a sostenere le spese derivanti dalla stampa di un’opera in tre tomi, Don Gildo continua a infondere fiducia e tranquillità. Prima di avviarsi verso la sua piccola utilitaria, che lo riporterà a casa, m’invita a continuare a confidare nella Provvidenza e nell’aiuto dei numerosi parroci, sacerdoti e parrocchiani citati nella ricerca e vissuti in santità, a noi sconosciuti, cui quest’opera è dedicata. Non ho motivo di dubitarne, come già è avvenuto con Don Gildo per altre iniziative analoghe.

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